Vorrei parlarvi del fossile più bello del mondo, a mio parere: si tratta di una tanatocenosi ("associazione di morte", letteralmente) finora unica, un Protoceratops e un Velociraptor morti nello stesso tempo avvinghiati nel momento culminante della predazione.
Partiamo con una descrizione dell'ambiente della Mongolia del Cretaceo superiore, intorno agli 80 milioni di anni fa: la Tetide, il grande mare che separava le terre australi da quelle boreali era un oceano a tutti gli effetti che portava un clima temperato-tropicale alle coste che bagnava; come in molte zone intorno ai tropici, non a grande distanza dalla costa si trovavano deserti. A quel tempo la Mongolia non era certo lontana dal mare come lo è ora: qualche brezza marina portartice di pioggia arrivava (specie grazie ai bacini marini che si insinuavano periodicamente tra le terre), ma in ogni caso il clima era arido, le precipitazioni scarse e vi erano poche oasi permanenti in mezzo a una terra in maggior parte desertica come può esserlo oggi la savana africana a ridosso del deserto del Kalahari.
In questo ambiente, la catena alimentare era molto complessa, ma limitiamoci a parlare dei due ospiti d'eccellenza di questa sera della sezione di paleontologia di Naturalmente: il Protoceratops e il Velociraptor. Eccovi il primo:
Il Protoceratops era erbivoro, lungo non più di 2 metri e alto circa 1 negli esemplari maschi più grossi; erano animali gregari che vivevano in gruppetti non più grandi di 30 individui. Queste stime sulla loro ecologia sono state fatte basandosi sui ritrovamenti di nidi fossili, in genere trovati molto vicini e con un buon numero di uova per ciascuno. Quello del Protoceratops fu un genere molto fortunato perchè seppe adattarsi a moltissimi ambienti diversi, comparendo nel Cretaceo inferiore (110 m.a.f.) e perdendo i suoi ultimi rappresentanti ben 40 milioni di anni più tardi, a un tiro di schioppo geologico dall'estinzione di massa. Ecco qui Alberto Angela nel famoso documentario del 1993 che indica il toro sopraorbitario di un maschio, distinguibile dalle femmine per il dente alla base del becco:
Capostipite della famiglia dei Protoceratopsidi e antenato di tutti i giganteschi Ceratopsidi del Cretaceo superiore, non è facile trovare molti generi così ben adattabili:
- le dimensioni ridotte ma tarchiate lo rendevano una preda difficile da abbattere anche per predatori più grossi di lui, grazie anche ad un becco corneo adattato a spezzare le dure piante desertiche, figuriamoci le ossa di un predatore che si avvicinava troppo!!
- la grande "vela" cranica non era usata come uno scudo, al contrario di quanto si pensava fino a pochi decenni fa: era un'intelaiatura ossea non certo in grado di sostenere gli artigli di un predatore, ma grazie alla sua grande vascolarizzazione (controllata presumibilmente dagli ormoni sessuali) gli permetteva sia di disperdere il calore eccessivo in ambiente semi-desertico sia di colorarsi di rosso acceso, corteggiando le femmine e impressionando tanto i maschi rivali quanto i predatori
- zampe relativamente corte e ben piantate gli permettevano una grande resistenza durante gli spostamenti, scatti abbastanza veloci e una buona resistenza alle tempeste di sabbia sotto una certa soglia.
Il Velociraptor, al contrario, era un predatore: sottordine Teropodi (quasi tutti i predatori lo erano, per intenderci), anch'esso di dimensioni simili al Protoceratops ma di stazza ben più limitata, è rappresentato da due specie la cui famiglia (i Dromeosauridi) popolò il pianeta per circa 50 milioni di anni, fino all'estinzione finale. Insomma, per il Velociraptor mongoliensis dimenticatevi Jurassic Park! Predatore efficientissimo, grazie alle proporzioni fatte sugli arti e alla distanza tra alcune orme si è calcolato potesse superare i 50 km/h per tratti non troppo lunghi.
Il cranio è tipico del suo sottordine: lungo, stretto, affusolato e ricco di finestre per alleggerirne la struttura, conferendo ai muscoli del collo grande precisione sia per colpire nei punti giusti anche durante un inseguimento sia per andare in profondità nelle carni; denti ricurvi per strappare, non per masticare. Arti anteriori atti alla presa di piccole prede, arti posteriori invece ben più formidabili: dotati di 4 dita di cui uno addossato alla caviglia, il 2° è quello che possiede l'artiglio più lungo, retrattile e posto al fondo di una guaina epidermica per non usurarlo; la sua funzionalità era essenziale per la vita: era quella l'unica arma a lui disponibile per atterrare le prede, aprendo grandi ferite e talvolta attendendo l'indebolimento della preda più grande per dissanguamento, oppure abbattendola in pochi secondi con un'azione di gruppo coordinata.
Il coordinamento era una della attività che più gli riuscivano, essendo dotato di uno tra i cervelli più grandi tra tutti i dinosauri. Infatti è anche per questo che si presumono attività di gruppo.
L'avvenimento in questione però non riguarda una battuta di caccia in gruppo, ma un Velociraptor solitario. Eccovi finalmente il fossile, e non è un assemblato, è stato ritrovato così!!
Si può vedere il Protoceratops che schiaccia una gamba del Velociraptor, mentre l'unghione destro è conficcato nel suo ventre; allo stesso tempo, il predatore tiene per il collare la sua preda e gli pianta l'artiglio della zampa sinistra sotto il collo, mentre però è il Protoceratops ad avere saldo nel becco l'avambraccio del Velociraptor. Entrambi feriti mortalmente dall'altro, nei loro ultimi momenti di vita sono stati sommersi dal franamento della duna di sabbia ai piedi della quale erano finiti lottando.
Eccovi qua un disegno di parecchi anni fa: il Velociraptor non ha le piume qui, ma lo trovo un disegno davvero affascinante: