Volevo esplorare la propaggine a nord della Pineta di Classe, già prima di arrivare un centinaio di pavoncelle, con uccelletti che sembrvano storni, sono state una visione propiziatoria.
L'ultima volta al passaggio a livello stavo giusto pensando agli effetti dell'inverno freddo sulle nutrie, e vedo un nutrione grassissimo, ecco la risposta, comunque i cardi non sono di suo gradimento.
Entrando all'inizio della pineta, il vapore che saliva dai canali e dalle pozzanghere rendeva l'atmosfera irreale,
e, appunto, sento un potente battito d'ali, mi volto e compaiono 7 alzavole, fantastiche! I loro colli allungati tradivano una certa inquietudine, ed è bastato che rimetessi la fotocamera nella custodia, perchè un maschio desse l'allarme con un fischio, e via tutti!
Per terra, orme di istrice. Tutto contento vado nella direzione che avevo pianificato, ma rimango deluso perchè questa parte di pineta non è selvaggia, così devio a sinistra verso il Fosso Ghiaia, in cui cercavo non proprio un passaggio a NordOvest, ma qualcosa di altrettanto vago e sospettato. Il sentiero mi accontenta subito, ci sono grandi pozzanghere.
che mi costringono a camminare rasente alle filliree, ma più avanti è tutto asciutto... fino alla curva. Poi ecco una pozza inattraversabile, ed oltre la sabbia asciutta. Come fare? In queste situazioni ci dev'essere qualcosa che richiama "gli uomini volanti", cioè un elicottero dei carabinieri con un qualcosa tipo macchina fotografica, con cui hanno visto un... "patacca". Con un salto alla meglio sono riuscito a passare rischisamente di là, e comunque l'acqua fino al ginocchio di certo non m'invoglia a tornare indietro, sarei andato avanti. Accontentato! Con le pioggie i sentieri non sono pozzanghere, ma paludi! Ed io mi sono infilato nell'intrico di filliree, prugnoli, rovi e rose, cercando una deviazione. Non si può, direte voi, ma l'alternativa non mi attraeva mica tanto! Ed ecco che m'infilo in pertugi, tra rami ovviamente spinosi, o secchi, che sono un ottimo esercizio per l'equilibrio. Seguo una labile traccia, sempre meno labile perchè porta dritta dritta ad una tana. Troppo vicino, ne giro alla larga, volpe, tasso o istrice? Se è in casa ha i reumatismi...
Il sole prende forza, dopo la mattina di ghiaccio, e le radure possono ospitare anche le vipere, quindi attenzione ai polpacci, ma non riesco a muovermi silenziosamente, e le vipere, ancora una volta, rimangono nel mito. Ed ogni volta che mi avvicino al cosiddeto sentiero, lo trovo bello straripato. Va bene, cerco d'infilarmi nella pineta. Stranamente niente uccelli acquatici, solo usignoli di fiume. Dove sarò? Into the wild? No, a meno di 100 m campi ed automobili, ed io qui a vagare... in fondo non è niente male, seguo quella che poteva essere una paleoduna, od un basso argine, scavalcando tronchi fradici, ed agli occhi mi si presentano tratti di bosco igrofilo con un aspetto da giungla.
Ci sono anche delle strane fatte, penso a qualche daino particolarmente diarroico, ed invece... poco lontano nitide orme di cinghiali o maiali rinselvatichiti, dite pur la vostra, ce ne sono sparsi per tutta la pineta, ma devo ancora trovare chi voglia ammetterlo!
Di traverso da almeno un paio d'ore, stranamente anche il cellulare non riceveva, ma tanto, in pineta non mi sono mai perso, e mantengo più o meno la direzione. Ed alla fine eccomi, graffiato ed inzaccherato, in un sentierino agibile, ma perpendicolare a dove volevo andare, a SUD. Lo seguo lo stesso ed arrivo in riva al Fosso Ghiaia, e poco lontano Un ponticello! Attraversatolo, ritrovo i miei consueti punti di riferimento, e fasce di frassineto a foglie strette nelle bassure interdunali. L'acqua sembra sterile, e probabilmente lo è, per colpa di chi lo sappiamo già.
Incomincio a gironzolare in qua e là, tra arature
e Cladonie meravigliose.
Punto verso Sud, e passo attraverso i territori di un paio di Vanesse atalente: un brevissimo voletto e tornano a prendere il sole.
Mi viene voglia di far visita ad una certa pozza, ma ora, dove sono? Il leccio "che canta"? No, torno indietro.
Trovo il mio punto di riferimento, un Pinus pinea perlomeno secolare, ed in breve arrivo alla meta. L'ultima volta che capitai qua vidi con la coda dell'occhio un uccello che si allontanava con calma tra i pochi falaschi. Una fagiana particolarmente calma, non è un posto da tarabuso, pensai. E per questo, ma anche per fare più attenzione ai movimenti nell'acqua, mi avvicino quatto quatto. Niente in acqua, uffa! Ma i miei movimenti non erano passati inosservati, ed un magnifico tarabuso, giuro che è la verità, si alza in volo dai rami più alti dei pioppi, mi passa quasi sopra e poi va a posarsi ad un centinaio di metri di distanza, tra i pini. Cosa ho fatto!
Cosa ho fatto?
Niente, l'ho solo guardato a bocca aperta, anche se il suo volo è un po' goffo è sempre una graditissima sorpresa, ed ora che sono qui, un'occhiatina rapidissima alle dalmatine...
Non ne vedo, foto di repertorio, ma stimo almeno una decina di ovature. Bene! Ed il tarabuso? Ho tolto subito il disturbo, ma non si tratta di un sito riproduttivo. Il signore dall'abito a righe è venuto a pescare. Che se le sia mangiate lui le rane? Ed i tritoni? Per quanto si sia impegnato, lui almeno, non ha sterminato nessuna specie.
Missione compiuta dunque, da parte mia, torno a casa a mangiare i ravioli! Chissà se sono ancora caldi?